
QUANDO UNA CANZONE ESORCIZZAVA LA NOSTALGIA E LA PAURA DELLA MORTE
I canti della Prima Guerra Mondiale raccolti e studiati da Giorgio Gambini a cento anni dall’inutile strage.
E’ assai significativo che l’incipit di questa nuova opera di Giorgio Gambini corrisponda a una frase che Emilio Lussu, eroico combattente della Grande Guerra, rivolge all’alpino della Seconda Guerra Mondiale Mario Rigoni Stern: “… Tu lo sai, in guerra qualche volta abbiamo anche cantato”.
Singolare coincidenza che la conoscenza di avvenimenti lontani nel tempo e quasi ignorati da generazioni, rivivano proprio per opera di un appassionato cantautore, ricercatore curioso di nuove conoscenze; e proprio attraverso le canzoni che i nostri vecchi hanno intonato quasi un secolo fa, talvolta come unico passeggero sollievo alle dolorose nostalgie di una vta spesso sprecata.
Scrive infatti l’autore: “In un modo o nell’altro, la musica ha sempre fatto parte della vita dei soldati, sia sui campi di battaglia sia nelle retrovie, ed è nata con testi e arie facilmente memorizzabili per celebrare il senso di appartenenza, sollevare gli animi, esorcizzare la paura della morte”.
E rivivono così nella memoria motivi forse qulche volta ascoltati o partecipati durante qualche scorribanda sulle nostre montagne: dalla Leggenda del Piave al Testamento del Capitano, dal ‘O surdato innamorato a Monte Canino.
Gambini ne studia autorevolmente l’origine, la storia, ne commenta gli eventuali raccordi letterari, ne celebra il vero significato, talvolta anche di contestazione, di derisione e di rabbia contro la guerra.
Non sono dimenticati alcuni canti delle altre nazioni, a partire dall’indimenticabile Tipperary e soprattutto i tre canti della Grande Guerra raccolti nella Val d’Enza dall’infaticabile musicologo e musicista Carlo Perrucchetti, appassionato di tutto ciò che riguarda la Prima Guerra Mondiale.
L’ultimo cassetto di questo piccolo armadio, come Gambini stesso definisce il suo lavoro, è dedicato alla Prima Guerra Mondiale, nella musica d’oggi: una felice, inaspettata rivelazione.
E’ un’opera inconsueta, intelligente, progettata come una nuova esperienza culturale, raccontata con competenza e con affetto, talvolta sembra anche venati di nostalgia, per queste espressioni di una cultura minore, ma non per questo meno importante.
Francesca Moratti