Quando ero ragazzo mi dilettavo a disegnare fumetti. I tratti della mia matita, col tempo, si sono trasformati in note musicali e hanno trovato in quest’ultima forma d’arte una loro sublimazione.
Gli albori della mia passione grafica e musicale risalgono a quando il mio sguardo sognante di ragazzino un bel giorno si fissò sull’immagine di Nerone intento a suonare la lira davanti all’incendio di Roma imperiale nel 64 dopo Cristo. A quei tempi, i primi anni Settanta dello scorso secolo, ero solito osservare avidamente i bellissimi disegni dell’enciclopedia Conoscere e fantasticare sulle vite degli uomini illustri. Amavo disegnare, amavo la storia e, in particolare, studiare i quadri e le raffigurazioni di eventi celebri, battaglie ed episodi che la mia fervida fantasia sapeva ricostruire autonomamente dopo avere osservato i vari ambienti, abbigliamenti e scenari riprodotti dalle tavole.
L’immagine di Nerone mi fece collegare per la prima volta la musica alla follia. Come aveva potuto l’imperatore romano ordinare di appiccare il fuoco a una parte della città eterna solo per soddisfare i propri capricci estetici e trarre ispirazione poetica da una scena tanto sublime quanto funesta? Qualcosa nella sua testa doveva aver fatto cilecca! Già da allora, mi chiesi perché esistesse un legame così inopinatamente stretto fra arte musicale e perversione, immoralità, eccesso. Fin da subito, mi era parso molto contraddittorio l’accostamento fra la bellezza dell’esperienza artistica e l’inspiegabile perfidia di quell’episodio.
Oggi, forse, riesco a cogliere almeno in parte le ragioni di questa anomalia e mi sembra di capire che tutto ciò che si lega all’arte musicale (e, con essa, l’arte pittorica) riflette la contraddizione e il dualismo della natura umana. Nel bene e nel male, la musica, assieme a tutte le altre forme di espressione artistica, è una delle rappresentazioni più nitide e persuasive della complessità dell’uomo, dei suoi lati chiari e scuri, della sua spiritualità.
La nuova passione per la scrittura, negli anni scorsi, mi ha riportato anche al disegno. Ritorno a Uluru (2011) e Il volto dell’elefante (2012) sono racconti che, dopo tanti anni, ho desiderato illustrare con alcune tavole disegnate a china.
Musica, scrittura e disegno rinchiudono tutti i segreti della mia anima.
Gli albori della mia passione grafica e musicale risalgono a quando il mio sguardo sognante di ragazzino un bel giorno si fissò sull’immagine di Nerone intento a suonare la lira davanti all’incendio di Roma imperiale nel 64 dopo Cristo. A quei tempi, i primi anni Settanta dello scorso secolo, ero solito osservare avidamente i bellissimi disegni dell’enciclopedia Conoscere e fantasticare sulle vite degli uomini illustri. Amavo disegnare, amavo la storia e, in particolare, studiare i quadri e le raffigurazioni di eventi celebri, battaglie ed episodi che la mia fervida fantasia sapeva ricostruire autonomamente dopo avere osservato i vari ambienti, abbigliamenti e scenari riprodotti dalle tavole.
L’immagine di Nerone mi fece collegare per la prima volta la musica alla follia. Come aveva potuto l’imperatore romano ordinare di appiccare il fuoco a una parte della città eterna solo per soddisfare i propri capricci estetici e trarre ispirazione poetica da una scena tanto sublime quanto funesta? Qualcosa nella sua testa doveva aver fatto cilecca! Già da allora, mi chiesi perché esistesse un legame così inopinatamente stretto fra arte musicale e perversione, immoralità, eccesso. Fin da subito, mi era parso molto contraddittorio l’accostamento fra la bellezza dell’esperienza artistica e l’inspiegabile perfidia di quell’episodio.
Oggi, forse, riesco a cogliere almeno in parte le ragioni di questa anomalia e mi sembra di capire che tutto ciò che si lega all’arte musicale (e, con essa, l’arte pittorica) riflette la contraddizione e il dualismo della natura umana. Nel bene e nel male, la musica, assieme a tutte le altre forme di espressione artistica, è una delle rappresentazioni più nitide e persuasive della complessità dell’uomo, dei suoi lati chiari e scuri, della sua spiritualità.
La nuova passione per la scrittura, negli anni scorsi, mi ha riportato anche al disegno. Ritorno a Uluru (2011) e Il volto dell’elefante (2012) sono racconti che, dopo tanti anni, ho desiderato illustrare con alcune tavole disegnate a china.
Musica, scrittura e disegno rinchiudono tutti i segreti della mia anima.